Repertorio, continuità e condivisione: proposte per la didattica del saxofono
- angeloturchi
- 4 giorni fa
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Il 9 ottobre 2025 in occasione dell'Incontro Nazionale sulla didattica del Saxofono a Monopoli, presso il Conservatorio "Nino Rota", ho avuto il piacere, e l'onore, di aprire un dibattito sui criteri di scelta del repertorio per saxofono e sull’isolamento didattico tra i vari livelli scolastici, cause e possibili soluzioni. Il mio intervento è stato suddiviso in due parti: una prima parte dedicata alla scelta mirata del repertorio e una seconda parte riguardante la situazione attuale in Italia della didattica del saxofono.
PARTE 1: CRITERI PER LA SCELTA DEL REPERTORIO DIDATTICO
Dalla mia esperienza come docente ho imparato una cosa semplice ma fondamentale: la didattica non è solo trasmettere conoscenze ma è costruire percorsi.
Scegliere un brano per un allievo significa decidere quale tessera collocare nel mosaico della sua formazione. Non si tratta di dare “pezzi da imparare”, ma di costruire competenze tecniche, musicali e attitudinali che rimangano nel tempo.
Nella mia didattica quotidiana, la scelta del repertorio si basa, più o meno consapevolmente, su 3 criteri fondamentali: TECNICA, MUSICA E MOTIVAZIONE.
TECNICA: è il nostro punto di partenza. Un brano deve sostenere lo sviluppo delle tecniche di base e andare di pari passo con il livello di preparazione dello studente. Ma se rimaniamo solo su questo piano rischiamo di formare ottimi “esecutori tecnici” e non musicisti. Ogni brano deve perseguire obiettivi tecnici chiari (come la gestione della respirazione, dell'articolazione per lo staccato, del legato, dell'estensione conosciuta sullo strumento, delle abilità tecniche possedute). Gli obiettivi vanno calibrati: devono essere sfidanti e soprattutto raggiungibili. Quando insegno individuo sempre 1–2 obiettivi tecnici principali per ogni brano, così lo studente sa su cosa lavorare e io posso progettare esercizi mirati attorno a quel pezzo.
MUSICA: introduce l’ascolto, la costruzione del discorso sonoro, il fraseggio, le dinamiche, lo stile, capire cosa comunichiamo. Lo studio non è ginnastica. Lavorare con gli allievi sul fraseggio, sulla gestione delle dinamiche, sulla costruzione di una line vocale fa la differenza: la tecnica allora non è più un fine, ma un mezzo per esprimere. Occorre lavorare sempre sul fraseggio, sulle intenzioni sonore, sulla forma. Questo trasforma l’esercizio in messaggio.
MOTIVAZIONE: riconoscersi nella musica che si suona, il perché si suona, sentire il brano proprio, essere coinvolti e spingersi a superare le fatiche tecniche per il puro piacere di esprimersi. Senza piacere e coinvolgimento lo studio perde senso. Non è un criterio secondario: senza motivazione regna l’abbandono. Oggi gli studenti vivono in un ambiente sonoro dove la musica è immediata e partecipata; un brano che non li “tocca” rischia di non essere studiato. Per questo scelgo repertorio che possa parlare al gusto giovanile, senza scadere nel banalmente commerciale, e che contemporaneamente offra valore didattico. A volte questo significa trasformare un classico in un contesto moderno (una base ritmica, un arrangiamento), altre volte significa proporre brani contemporanei che usano groove, ripetizione e colori vicini al mondo sonoro degli studenti.
Oltre ai tre criteri appena elencati, valuto alcuni filtri pratici: la adattabilità (il pezzo si presta a versioni semplificate o arricchite?), la progressività (si inserisce logicalmente nella scaletta di lavoro dell’anno?), il contesto d’uso (funziona per una lezione individuale, per un ensemble, per un concerto?), la disponibilità di risorse (partitura, basi, tracce audio, registrazioni di riferimento). Questi elementi trasformano una buona idea in un brano realmente utilizzabile in classe.
Nella pratica costruisco sempre una mini-progessione per ogni periodo: uno studio tecnico mirato, un brano espressivo, un pezzo d’insieme e un brano che introduca una dimensione moderna o tecnologica.
Il peso di ogni criterio deve cambiare strategicamente a seconda del livello ma anche ad ogni singolo studente. Nelle scuole medie ad esempio la motivazione può rappresentare il traino principale. Si pensi ad un brano famoso, un tema che piace, un brano che faccia sentire lo studente capace subito, insomma dare soddisfazione immediata. E questo può giustificare e rendere accettabile lo sforzo tecnico all’inizio del percorso. Ma già in questo primo tratto occorre seminare qualcosa sulla consapevolezza musicale, quindi non solo divertimento.
Al liceo musicale e in conservatorio, chiaramente, l’attenzione alla musica, all’analisi, all’interpretazione diventa molto più profonda e importante ma sempre appoggiandosi su una tecnica solida e su una motivazione che magari si è evoluta da divertimento a desiderio di esprimersi in modo più complesso. Un’evoluzione continua.
Anticipare e guidare questa evoluzione nel bilanciamento dei 3 criteri è il vero cuore di una didattica efficace. Non riuscire a collegare attivamente questi tre elementi può portare ad un blocco dello studente.
TRADIZIONE DEL REPERTORIO DIDATTICO E NUOVE PROSPETTIVE
Noi docenti sappiamo che il repertorio tradizionale ha costruito la base della nostra didattica ma sappiamo bene che, se usati in modo rigido, rischiano di apparire lontani agli studenti di oggi. Occorre rinnovarsi e andare incontro ai tempi moderni.
Negli ultimi anni il repertorio per saxofono si è arricchito enormemente e questo ci offre l’occasione di proporre ai ragazzi una pluralità di linguaggi avvicinando l’esperienza musicale alla contemporaneità. L’arrivo della tecnologia ha velocizzato la didattica rendendola anche più varia e divertente: ci consente l’ascolto immediato, la registrazione, il confronto, permette di suonare con basi, stimola la motivazione e l’autonomia dell’allievo che può studiare anche da solo in modo creativo.
Il repertorio moderno non deve sostituire la tradizione ma dialogare con essa. Occorre trovare un giusto compromesso che possa tenere sempre alta la motivazione dello studente. Come ad esempio riprendere un brano della tradizione cambiando il contesto aggiungendo una base moderna (come ad esempio le armonizzazioni degli studi del Ferling con accompagnamento pianistico; per i ragazzi nei primi anni di studio riprendere una melodia classica famosa rendendola moderna – molti metodi utilizzano questa formula). O anche prendere in considerazione nuove composizioni/studi pensate in chiave moderna ma con la stessa valenza didattica (come ad esempio “Saxo Tonic” di Jean-Yves Formeau).
IMPORTANZA DELLA MUSICA D’INSIEME
Quando parliamo di formazione musicale, non possiamo dimenticare una cosa fondamentale: la musica è bella se fatta insieme agli altri. Tutto ciò che si costruisce nella lezione individuale - la tecnica, il suono, l’intonazione, l’espressività - trova la sua vera realizzazione quando diventa parte di un’esperienza collettiva.
La musica d’insieme, quindi, non è un’attività “in più”, non è un laboratorio opzionale da aggiungere al percorso. È, a tutti gli effetti, parte integrante del percorso didattico. Che si tratti di un duetto, di un trio, di un quartetto di sax o di un ensemble più ampio, ogni forma di musica d’insieme rappresenta un laboratorio di crescita. Anche la scelta del repertorio per la musica d’insieme deve seguire gli stessi tre criteri fondamentali che guidano la selezione del repertorio solistico: il valore musicale, l’adeguatezza tecnica, e la capacità di stimolare la crescita dell’allievo.
Eppure, uno dei problemi più grandi che incontriamo è proprio la reperibilità di brani adatti a tutte le età e a tutti i livelli, soprattutto per formazioni flessibili. Per questo è importante promuovere la creazione e la diffusione di nuovi repertori didattici per ensemble, pensati per mettere in dialogo il saxofono con altri strumenti, in modo dinamico, accessibile e motivante.
PARTE 2: PERCORSO DIDATTICO IN ITALIA E OBIETTIVI DEI DOCENTI
Siamo tutti docenti di saxofono che lavorano su un unico percorso didattico ma su segmenti diversi. Questo percorso didattico si può suddividere in 3 segmenti: Scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale, liceo musicale e conservatorio. Ogni segmento ha un obiettivo ben preciso.
Qual è l’obiettivo di un docente di conservatorio? Costruire professionalità in un indirizzo specifico (classico o jazz). Formare musicisti autonomi, capaci di costruirsi un proprio percorso. Gli studenti in ingresso scelgono di seguire un percorso specifico (classico o jazz).
Qual è l’obiettivo di un docente di liceo musicale? La prospettiva cambia, gli studenti scelgono la musica come percorso formativo più strutturato rispetto alle Scuole medie ad indirizzo musicale ma non hanno la possibilità di scegliere un indirizzo specifico (classico o jazz). Gli obiettivi diventano: consolidare la tecnica strumentale, ampliare la conoscenza stilistica (dal classico al contemporaneo e al jazz), far crescere competenze, curiosità e autonomia. Lavorare su una doppia prospettiva, quella della tecnica strumentale e della cultura, ampliare gli orizzonti del repertorio, mettere in dialogo stili e linguaggi.
Qual è l’obiettivo di un docente di Scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale? Accendere la passione, iniziare a costruire le basi tecniche sullo strumento, affrontare repertorio progressivo, ma soprattutto rendere lo studente libero di scegliere. E come si fa ad essere liberi di scegliere? Con la conoscenza! Più si conosce più si è liberi di scegliere. Questo è il segmento della scoperta musicale che non punta a formare saxofonisti professionisti, ma ragazzi che sviluppino un primo rapporto con lo strumento e con la musica in generale. Il repertorio deve essere il più variegato possibile.
Per collegare bene questi segmenti serve un filo conduttore: un repertorio didattico che non sia solo esercizio, ma esperienza musicale significativa, adatta al livello e al contesto di ciascun allievo.
ISOLAMENTO DIDATTICO TRA I VARI ORDINI DI SCUOLA: problemi e possibili soluzioni
Il confronto con colleghi di scuola media, liceo e conservatorio, ha messo in evidenza quanto i diversi segmenti didattici siano staccati l’uno dall’altro, senza un filo conduttore che porti ad un vero percorso didattico unico, senza una prospettiva verticale.
Le indicazioni ministeriali ci lasciano liberi di creare il nostro percorso che spesso porta ad una frammentazione tra i diversi ordini di scuola. Occorre superare questa frammentazione, evitando buchi formativi che devono essere colmati durante il livello successivo, causati dalla mancanza di coordinamento sugli obiettivi e contenuti. Abbiamo la necessità di costruire percorsi più fluidi ed efficaci.
Perché succede? Le cause sono multiple: l’autonomia dei docenti, che è un valore, porta a scelte molto diverse; manca uno spazio di confronto sistematico tra insegnanti dei diversi livelli; c’è scarsità di risorse condivise e pratiche documentate. Il risultato è che non esiste un “filo rosso” riconoscibile che colleghi l’inizio del percorso alla formazione avanzata.
Le conseguenze sono pratiche e concrete: perdita di tempo nei primi mesi di un nuovo ciclo, ripetizioni inutili, studenti che arrivano al conservatorio senza esperienza reale di musica d’insieme, o al contrario con molta esperienza di musica d'insieme ma con poche abilità tecniche. Giovani docenti, appena entrati nel mestiere, spesso si sentono smarriti perché non hanno una bussola condivisa su come organizzare il lavoro per anno, per competenza e per repertorio.
Dal mio punto di vista, la risposta non è imporre regole rigide, ma costruire strumenti di condivisione. La proposta più concreta e immediata che è venuta fuori da questo confronto è stata la proposta di creare un database condiviso del repertorio didattico per saxofono. Immagino uno spazio consultabile dove ogni voce contiene: titolo, autore, formazione (solo/duo/trio/quartetto/ensemble), livello scolastico suggerito, grado di difficoltà, obiettivo didattico, tempo stimato per la preparazione, materiali disponibili (partitura, backing-track, registrazioni) e una breve nota esperienziale del docente che lo ha provato in classe.
Un database fatto così non sarà solo una lista: sarà un linguaggio comune. Permetterebbe di capire esattamente quali competenze uno studente dovrebbe avere in uscita; darebbe suggerimenti concreti per costruire progressioni che preparino al livello successivo; offrirebbe ai giovani insegnanti una mappa di riferimento per scegliere materiali e tempi realistici. Inoltre, con il tempo, questo archivio diventerebbe una risorsa viva: tag, commenti, versioni alternative, segnalazioni di adattamenti efficaci.
Oltre al database, è fondamentale promuovere incontri periodici: workshop, tavole rotonde, giornate di scambio tra scuola media, liceo e conservatorio dove discutere casi concreti, ascoltare esecuzioni, confrontare tempi di apprendimento e criteri di valutazione. Questi momenti favoriscono la nascita di criteri condivisi (che cosa intendiamo per difficoltà 1–5? quali sono gli indicatori di “autonomia interpretativa”?), e coltivano una comunità professionale meno isolata.
Dall'evento di Monopoli le idee considerate più praticabili includono:
1) La creazione di un coordinamento nazionale dei docenti di sassofono per elaborare linee guida didattiche e metodologiche condivise, e la proposta di repertorio originale certificato per i diversi livelli.
2) L'implementazione e l'espansione delle reti di scuole e delle convenzioni tra istituzioni, sfruttando i fondi PNRR per l'orientamento e la continuità didattica.
3) L'integrazione dei percorsi jazzistici e classici nei licei musicali, per riflettere la versatilità dello strumento e le preferenze degli studenti.
CONCLUSIONE: UNA PROPOSTA PRATICA E UN IMPEGNO
Il repertorio didattico non è un esercizio di stile; è il cuore della nostra pratica educativa. Scegliere bene significa costruire percorsi che valorizzano tecnica, musica e motivazione.
Combattere l’isolamento didattico significa trasformare le nostre esperienze individuali in patrimonio collettivo: un database condiviso, eventi di confronto e una pratica di condivisione costante possono rendere possibile ciò che oggi appare difficile.
Da docente, la mia sfida è offrire ai ragazzi percorsi che abbiano senso, che li motivino e che li preparino al passo successivo. La sfida collettiva è far sì che nessuno debba ricominciare da capo. Se ognuno di noi mette sul tavolo un pezzo del proprio lavoro, insieme possiamo costruire una moderna scuola italiana del sax, dove il repertorio diventa la lingua che unisce insegnanti e studenti, dal primo duetto fino al palco del concerto.


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